Uomini che restano, Sara Rattaro

Ciao Sara!

Questa volta l’intervista a distanza è fatta a quattro mani, dato che una cara amica, appassionata lettrice e “scrittrice pigra” in evoluzione [vedi pagina Facebook Scrittori Pigri], ha partecipato a una presentazione del tuo ultimo libro, così ho colto l’occasione al volo e le ho assegnato il gradito incarico di impostare le domande che le sono venute in mente ascoltandoti.

Ecco le domande di Michela Rebuffél, in attesa di riuscire a gustarci, noi tre insieme, un bel caffè e approfondire via-à-vis tematiche così ampie e interessanti:

In Uomini che restano il tema centrale sembra essere l’abbandono e il modo in cui viene affrontato da due donne che si incontrano mentre stanno  entrambe subendo questa esperienza. Possiamo affermare che hai voluto dirci qualcosa sulla solidarietà femminile?

Sì, esatto. Ho voluto raccontare quel limbo che esiste tra il tenersi a distanza e il diventare amici.

Le donne, credo, sappiano perfettamente cosa sia l’amicizia ma possono dare molto di più in termini di solidarietà. Se l’amicizia, come l’amore, ha bisogno di tempo e cure, la solidarietà può riguardare un momento preciso e spesso non andare oltre, oppure trasformarsi in qualcosa di più profondo. Essere solidali, significa capire quello che l’altro prova o vive in un istante preciso della vita, spesso doloroso. 

Nel romanzo compare Genova, la tua città, in qualità di vero e proprio personaggio pensante. Perché hai fatto questa scelta? E perché proprio in questo romanzo?

Genova, in questo romanzo, è un grande abbraccio per le mie protagoniste spettinate ma anche una voce narrante. È una città schiva che non ama la ribalta non sarebbe stato corretto esporla al primo libro. Abbiamo avuto entrambe bisogno di tempo

Nel tuoi romanzi tocchi sempre argomenti di importanza sociale. Penso per esempio, in questo libro, all’omosessualità. Possiamo dire che le tue storie funzionino anche da chiave di comprensione della società di oggi?

Lo spero e questo commento mi lusinga ma io racconto solo le storie che mi emozionano.

La riflessione sulla loro importanza sociale è secondaria. Prima mi tolgono il fiato e mi tormentano i pensieri come essere umano, poi arriva il resto. 

Chi sono gli “uomini che restano”? Cosa hanno di differente da quelli che invece scappano? Da cosa credi che scappino oggi gli uomini? Cosa è che li spaventa maggiormente secondo te?

La generazione che racconto è una generazione che scappa. Non lo fanno solo gli uomini.

Scappiamo dalla paura di soffrire, dalle responsabilità che ci sembrano troppo grandi e da sentimenti che non sappiamo vivere fino in fondo. Poi, scappiamo dalle promesse fatte perché ci hanno insegnato che si può fare e che raramente si viene puniti nell’immediato.  Siamo una generazione di instabili emotivi che rischia di crescere figli incapaci di emozionarsi, questa sarà la nostra punizione. 

Dopo questi quattro punti di approfondimento dettagliato, a me resta solo una piccola, grande curiosità: Uomini che restano, già dalle prime pagine, mi è “arrivato” sotto forma di scene di un film, mi è parso già quasi una sceneggiatura.

A mio avviso si presterebbe benissimo a una trasposizione cinematografica accurata ed elegante di un regista italiano, io ho spaziato e mi sono già immaginata pure il cast!È nei tuoi progetti tale eventualità?

Hai mai ricevuto proposte in merito, anche per i tuoi libri precedenti?

Magari. Non dipende da me. Il mondo del cinema ha le sue regole, totalmente separate da quelle dell’editoria.

Non mi resta che incrociare le dita e sperare che tu non sia l’unica a pensarlo.

Noi intanto ti leggiamo, Sara, in attesa di altre storie e altre emozioni.

Grazie!

https://www.sararattaro.it/

 

 

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Dai microbi ai sogni: Sara Rattaro risponde alle nostre curiosità sul suo primo libro per ragazzi

 

Ogni scrittore ha un suo “sistema” per la scelta del titolo del proprio libro, che spesso viene variato più volte in corso d’opera, sia per adattarlo al meglio alle future traduzioni e distribuzioni, sia per “vestirlo” adeguatamente al momento della pubblicazione, che quasi sempre avviene con una notevole differita rispetto alla bozza iniziale.

Sara Rattaro ha sempre scelto, fin dal suo primo romanzo, titoli perfettamente centrati: emotivamente coinvolgenti e diretti, in alcuni casi affilati in modo quasi doloroso. Titoli che lasciano il segno.

Per introdurre la nostra chiacchierata con Sara sul suo primo romanzo per ragazzi, partiamo quindi dal titolo, proprio perché è stato variato a pochi mesi dalla sua uscita.

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